La Devozione a San Giovenale

Il Busto reliquiario di San Giovenale

Il Busto reliquiario di San Giovenale

[…] per sodisfare alle divotioni del popolo, e /de pellegrini fù separato

il capo, il quale per beneficenza / de Prencipi d’Achaia fù accluso in un busto d’argento,

ornato delle armi, e proprio colare de medemi Prencipi, à simiglianza dell’effigie,

che poteva esser stato il Santo, ra-/ portandosi sbarbato conforme l’uso de Prelati,

di quei / tempi. E perche tanto nel detto busto, che nell’idea de / cittadini, e divoti,

sempre s’è ritenuta la forma di detta / effige. […]

Il busto in argento fu commissionato dal principe Ludovico d’Acaja, che viene descritto solitamente come  “generoso, giusto ed estimatore della virtù e protettore delle lettere”.  Ludovico era molto devoto a San Giovenale, lo testimonia anche la sua richiesta di fondare una messa da celebrarsi ogni giorno nella Cappella grande del Duomo. L’Abate Michel Angelo Caramelli parlando della devozione di Lodovico scrisse “emulando, anzi superando, in questo il Principe Giacomo suo padre, di cui si sono registrate abbondanti limosine”. Sul busto è ben visibile lo stemma dei committenti, la famiglia Acaja. Questo pregevole manufatto è stato realizzato nel 1417 dall’orafo Severino Dorerio. Severino Dorerio residente a Pinerolo, dove aveva la bottega-laboratorio, era orafo di fiducia della corte di Ludovico d’Acaja, e in ambito fossanese, sempre su committenza Acaja realizzò anche un altro reliquiario nel quale si conservava una spina della corona di Gesù (per il Convento frati minori), purtroppo oggi andato perduto. Testimonianza della data del 1417 per la realizzazione del Busto di San Giovenale è data da due pagamenti registrati sui conti della tesoreria degli Acaja: in uno si pagano 6 ducati all’orafo Severino Dorerio per la fattura del capo e nell’altro risulta un pagamento per il trasposto del busto da Pinerolo a Fossano. Il reliquiario di San Giovenale che vediamo noi oggi non è nelle fattezze originali; alcune trasformazioni sono avvenute nei secoli  a modificare se pur parzialmente  l’aspetto dell’opera. Gli interventi più consistenti risalgono alla metà del XVIII secolo su indicazioni date da Mons. Pensa durante la sua visita pastorale (1743), quando il busto fu riargentato e vi si applicarono i cristalli rimossi da una mitra appartenente a Mons. Trotti. Fortunatamente abbiamo la possibilità di ammirare l’aspetto originale del busto nell’incisione di Giovenale Boetto  posta in apertura del manoscritto del Canonico Negro. Il reliquiario in argento, cesellato e in parte dorato è formato dal busto, da un collare che è rimovibile e da una mitra. Il tutto poggia su un basamento in ottone che analizzando l’incisione del Boetto, alcuni studiosi suggeriscano non sia quello originale. Il San Giovenale indossa una veste con colletto impreziosito da  collare con rose canine, che in origine pare fossero smaltate. Molto intenso il volto e un vero capolavoro la mitria.

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