I Santi maggiormente venerati in città

Sant’Evasio patrono della città e della Diocesi

Sant’Evasio patrono della città e della Diocesi

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I (diversi) giorni dedicati a Sant’Evasio

Una delle feste maggiormente sentite da parte della popolazione casalese è sicuramente quella in onore del Santo Patrono Evasio. Tuttavia, nonostante il culto e la devozione per il santo si sia mantenuta costante nel corso dei secoli, ciò che curiosamente è mutato con maggior frequenza è proprio la scelta del giorno in cui celebrare la festa. In occasione delle ricerche svolte per il presente percorso e per l’omonima mostra allestita presso il Museo del Duomo tra settembre 2023 e gennaio 2024, è stato possibile ricostruire alcuni passaggi significativi di tali vicende.
Da calendario, la data tradizionalmente associata al Santo è il 1° dicembre, quando se ne ricorda il martirio, e almeno fino XIX secolo è documentata l’usanza di festeggiare il patrono proprio in questa data. Tuttavia, già nel XVIII secolo i documenti d’archivio testimoniano la volontà di spostare la festa, che spesso coincideva con l’inizio dell’Avvento, al 7 ottobre, giorno in cui si ricordava il ritorno, nel 1403, a Casale delle reliquie del Santo dopo il furto sacrilego da parte degli alessandrini avvenuto nel 1215.
Da quanto si può intendere dai convocati capitolari, per molto tempo vennero in realtà celebrate entrambe le ricorrenze, anche se i canonici tenevano a sottolineare che «il primo dicembre è il vero giorno del trionfo del santo a cagione del martirio, vero giorno per noi perché con il suo sangue sparso per la fede ci pose sotto la sua protezione, difatti pel corso di tanti secoli dopo la sua morte è sempre stato venerato Sant’Evasio in tal giorno e anche il popolo e la gente comune brama così».
La coincidenza con l’Avvento però non era gradita in particolare alla cittadinanza, poiché le prescrizioni della Chiesa prevedevano che il periodo di attesa del Natale fosse simile alla Quaresima e quindi caratterizzato dall’astensione dalle carni e da un’austerità che poco si accordava con il clima festoso auspicato dal popolo. A queste obiezioni, tuttavia, il Capitolo della Cattedrale rispondeva dichiarando che «le Solennità dei Santi Patroni si fanno a bella posta per sollecitare i cristiani all’imitazione delle loro virtù e non per dar comodo ai vizi e gola e che anzi facendosi la festa nel venerdì che corre o in avvento ne’ seguenti anni quando così cade il primo dicembre è meglio, perché così secondo anche gli ordini regi e costituzioni sono proibiti i balli e i teatri».
A partire dal XIX secolo si iniziò a discutere della possibilità di trovare un altro giorno per la celebrazione della festa patronale, che non fosse né il 7 ottobre né il 1° dicembre, e l’occasione arrivò alla metà del secolo, quando la Cattedrale e la Cappella di Sant’Evasio rimasero chiuse per i lavori di restauro. Nel 1861 infatti, il vescovo Luigi Nazari di Calabiana stabilì che venissero festeggiate solennemente la riapertura della Chiesa e della Cappella del Santo con la traslazione delle reliquie al suo interno, e la data prescelta cadde il 12 novembre: da quel momento, la chiesa e la città di Casale festeggiano il Santo patrono proprio in quel giorno, con la Messa Pontificale celebrata in Cattedrale a cui partecipano autorità civili e religiose e in occasione della quale il sindaco recita la preghiera di affidamento della città al patrono. Nella Cappella che custodisce le reliquie del Santo, inoltre, vengono benedetti i “galletti”: biscotti di pasta frolla a forma di banderuola segnavento che riproducono il manufatto che gli alessandrini trafugarono dal campanile del Duomo casalese nel 1215, e che vengono distribuiti ai fedeli al termine della celebrazione.

L’unica festa dedicata a Sant’Evasio che sembra essere rimasta immutata è invece quella che ha per protagonisti i cosiddetti “borghini”, gli abitanti della vicina Borgo Vercelli che ogni anno dal 1403 si recano in pellegrinaggio a Casale a settembre, per sciogliere il voto formulato durante un’epidemia di peste. Giunti in città, i pellegrini vengono accolti dal clero, dall’Arciconfraternita di Sant’Evasio e dalle autorità cittadine, e dopo una solenne funzione in Cattedrale ricevono la benedizione con le reliquie del Santo, benedizione che tradizionalmente si estende a tutte le terre vercellesi. Le fonti più antiche ricordano che in occasione della venuta dei borghini fosse usanza donare loro «una brenta di vino nero puro e buono non per obbligo che ne abbia, ma per dimostrazione del contento che sente che essi venghino a venerare le preziosissime reliquie del glorioso nostro santo protettore».


La cioccolata di Sant’Evasio

In molte città esiste una tradizione che lega il Santo patrono a un cibo – spesso un dolce – che viene cucinato in occasione della sua festa: a Casale è nota l’usanza di distribuire ai fedeli i “galletti di S. Evasio”. Molto meno conosciuto è invece l’uso, che durò per alcuni secoli, di preparare una bevanda a base di cioccolato per i sacerdoti che prendevano parte alle celebrazioni in occasione della festa del patrono. Sempre in tale occasione, come testimoniano i cerimoniali settecenteschi custoditi nella Biblioteca del Seminario, anche le autorità civili consumavano una colazione a base di cioccolato prima di recarsi in Duomo e prendere parte alla processione cittadina.

 

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