La parrocchiale di San Giacomo a Soriso, centro collinare in amena posizione a poca distanza da Borgomanero, conserva al suo interno due corpisanti di Colomba ed Urbano, giunti in paese in tempi e per vie diverse.

Quello di Colomba fu donato, sotto il pontificato di Clemente XI, a Giacomo Francesco Buzzi, con la consueta facoltà di poterlo trattenere presso di sé, donarlo ad altri ed esporlo alla pubblica venerazione. Buzzi lo destinò alla parrocchiale del suo paese natale, per farlo collocare nella cappella di Santa Cristina, di patronato della sua nobile famiglia.  La documentazione attualmente reperibile non fornisce alcuna notizia relativa al corposanto, né la catacomba da cui venne recuperato né la data precisa della sua donazione, comunque posteriore al dicembre del 1700 inizio del pontificato di Clemente XI, ed antecedente al 1706 quando la sua presenza è già segnalata nella chiesa.

L’altare di Santa Cristina venne adattato per accogliere il corposanto di Colomba ed assunse la struttura che anche oggi si può vedere. Sopra alla mensa, entro una cassa lignea, si conservano i resti della presunta martire; la figura si presenta adagiata su un fianco, secondo una modalità compositiva tipicamente settecentesca. Le vesti sono state risistemate dopo i danni subiti a causa di un fulmine entrato nella chiesa, ma la fattura del manichino è ancora quella originaria: il volto, ricostruito in cera, è ricoperto con un leggero velo trasparente, mentre il capo è adornato da una variopinta corona di fiori. Elementi dello scheletro, in parte ricostruiti ed in parte naturali, sono visibili sotto i guanti di trina che danno forma alle mani e dentro ai sandali che costituiscono i piedi della figura.

Al di sopra dell’urna, entro una cornice lignea, vi è un quadro che rappresenta Santa Colomba che, a braccia allargate, sale verso il cielo; nella parte inferiore del dipinto, tra le figure di Sant’Agostino, sulla sinistra, e Santa Cristina sulla destra, si scorge una veduta della chiesa e di Soriso; autore dell’opera è il pittore Francesco Toni del vicino paese di Auzate, che l’eseguì nel 1877.