Un modello da seguire: pergamo e pulpito quali elementi della scena liturgica
Il pergamo in Toscana
Il pergamo in Toscana
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Per quanto riguarda la Toscana, notiamo che i primi esemplari avevano generalmente forma quadrangolare con formelle aniconiche lavorate a tarsia. La storia narrata su un pergamo – nata dall’esigenza di associare all’ascolto la visione diretta della vicenda raccontata – viene introdotta solo a partire dalla seconda metà del XII secolo: le prime formelle scolpite sono infatti quelle realizzate da Guglielmo, tra il 1159 e il 1162, per il pergamo del Duomo pisano, in cui rielaborò la narrazione di temi biblici ed evangelici, le fiere e i grifi realizzati da Wiligelmo per il Duomo di Modena. Il pergamo di Guglielmo restò nella Cattedrale di Pisa fino a quando fu sostituito con il nuovo, realizzato da Giovanni Pisano tra il 1302 e il 1310, nell’ambito del programma di rinnovamento del Duomo voluto dall’Operaio Burgundio di Tado; fu quindi smontato e nel 1312 trasferito nella cattedrale di Cagliari, dove fu rimontato da prima nella navata centrale, all’altezza della terza colonna a destra, poi fu nuovamente smembrato durante i restauri del XVII secolo e le varie parti collocate ai lati del portale mediano, divise in due parti addossate alla controfacciata.
Nel Duecento prevale ancora la forma quadrata, normalmente addossata o integrata nella struttura del presbiterio come l’ambone della Collegiata di Barga, realizzato dalla maestranza comasca attiva a Lucca.
Un nuovo modello, sia dal punto di vista tipologico sia iconografico, fu introdotto da Nicola Pisano nel pergamo per il Battistero di Pisa (1260) – seguito da quello per la Cattedrale di Siena (1265 – 1268) – che si presenta come una struttura centralizzata con cassa esagonale nella quale ogni scena, a carattere narrativo, occupa per intero il riquadro della formella nella quale è inserita. La struttura di Nicola, nel suo isolamento spaziale, si configura come un organismo architettonico, una sorta di tempietto che si caratterizza, non solo per le sue valenze estetiche, ma anche per quelle teologiche e dottrinali. La sua originaria articolazione su più livelli è oggi ricavabile da una descrizione della seconda metà del Settecento, secondo la quale a metà circa della scala di marmo si trovava un leone che faceva da sostegno a una piccola colonna reggileggio dal quale, in quest’epoca, si cantava l’Epistola, in occasione della messa solenne. Tale situazione era ancora presente nei primi decenni del XX secolo, di cui conserviamo una documentazione fotografica. La scala d’accesso ottocentesca che aveva sostituito la precedente distrutta, fu tolta dopo la seconda guerra mondiale. Il pergamo realizzato dal figlio Giovanni per il Duomo di Pisa – prima della sua rimozione e successiva ricomposizione – era situato originariamente all’angolo destro del Coro e vi si accedeva direttamente dalla zona presbiteriale.
Le novità introdotte da Nicola costituirono una sorta di canone a cui si rifecero tutti gli scultori di epoca successiva: le opere ideate e realizzate nel corso dei secoli XIII e XIV si presentano infatti come piccoli edifici a pianta esagonale od ottagonale, caratterizzati da una loggetta su colonne nel primo ordine e da una cassa riccamente decorata nel secondo: a questo genere apparteneva sicuramente anche il pergamo della chiesa di San Michele in Borgo.
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