Il pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, tra passato e futuro
Forme e funzioni dello spazio liturgico
Forme e funzioni dello spazio liturgico
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La chiesa cristiana, come edificio, può essere definito spazio linguistico, ideato e realizzato, in tutte le sue componenti, per rappresentare l’incontro dei fedeli con il divino: ha sempre avuto infatti un carattere simbolico, significativo. Ogni elemento, sia esso architettonico, scultoreo o pittorico, ha dunque una funzione catechetica, di trasmissione facilitata del messaggio cristiano all’assemblea, in gran parte analfabeta, mediante l’uso più immediato e comprensibile delle immagini, come i rotoli membranacei contenenti il canto liturgico Exultet che il diacono srotolava dall’alto dell’ambone, durante la veglia pasquale, permettendo ai fedeli di seguire il rito attraverso le scene dipinte sul medesimo (si vedano gli Exultet beneventani).
In particolare l’edificio religioso di età romanica, elaborato in Europa tra l’XI e il XII secolo, concentra in sé non solo funzioni legate alla vita religiosa, ma costituisce anche luogo di incontri, di rifugio per i fedeli; spesso il suo campanile ha anche la funzione di torre civica. È dunque luogo simbolico e reale nello stesso tempo, dove trovano espressione tutti i valori della cultura di una determinata epoca. In questo senso la decorazione, tanto dell’interno quanto dell’esterno, svolge un ruolo di primo piano, divenendo una sorta di enciclopedia figurata dove trovano posto storie sacre e scene di vita quotidiana, figure allegoriche, immaginarie, come mostri, draghi, sirene, e temi di mitologia pagana rivisitati.
Venendo ora al pergamo e al pulpito di epoca romanica – opere architettoniche, prima ancora che scultoree, collocate all’interno di un ulteriore spazio architettonico – essi costituiscono, nelle chiese toscane, l’elemento più prezioso e iconograficamente più significativo, perché assolvono a quella funzione narrativa e dottrinaria che in altre zone d’Italia veniva svolta, nella stessa epoca, dai portali principali delle chiese.
Nella lettera pastorale per la Quaresima dell’anno 1927 l’arcivescovo Card. Pietro Maffi, in occasione della ricomposizione e ricollocazione del pergamo di Giovanni Pisano in Duomo, esplicita molto chiaramente tali concetti esprimendosi in questi termini: “[…] Altrimenti, a che sarebbe ritornato il pergamo nel duomo, e non in una galleria, e non in un museo, se qui stesse muto, e i suoi marmi, anche dopo sceso il predicatore, non ne continuassero l’eco delle parole sante? Predichi dunque anche il pulpito; e questo vediamo di ottenere che, dipartendosene, i suoi ammiratori si allontanino non soltanto con una visione d’arte nelle pupille, ma ancora con una più viva fede e con una più soave bontà nell’anima e nel cuore”.
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