Gli affreschi: itinerari tematici virtuali

Le figure di Maria e dei santi

Le figure di Maria e dei santi

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L’immagine di Maria è presente sia nella cappella storica dedicata ai Santi Efisio e Potito, sia nella cappella nuova fatta realizzare dall’Arcivescovo Franceschi alla fine del Settecento. In entrambi i luoghi sacri il soggetto mariano è variamente interpretato, declinato nelle figure simboliche della Madonna Immacolata, della Domina Ecclesiae e della Vergine protettrice. Intorno a lei sono accostati i santi più rappresentativi della storia religiosa della città.


 

Cappella dei Santi Efisio e Potito

Sulla volta della cappella trova posto l’affresco realizzato dai fratelli Melani intitolato il Trionfo dell’Immacolata Concezione (1739-1745). La scena è inserita all’interno di uno sfondato prospettico e può essere letta su due livelli circolari sovrapposti: il primo anello, quello più vicino allo spettatore, è occupato dal gruppo della Madonna Immacolata, rappresentata secondo l’iconografia della “donna vestita di sole”, con la luna e il serpente ai suoi piedi e una corona di 12 stelle intorno al capo.  Maria è attorniata da putti e accompagnata da un angelo che reca in mano un modellino di una chiesa, possibile allegoria della Chiesa Universale. Seguendo il profilo della balaustra verso destra, si incontra una figura femminile rivolta di spalle che tiene in mano una corona e un giglio bianco, simbolo di Verginità e di Purezza. Poco distante, due putti discutono appoggiati al parapetto reggendo il vessillo della città di Pisa, mentre dalla parte opposta altri tre versano dell’acqua da una brocca ad un catino, con probabile riferimento al fiume Arno. Il secondo livello dell’affresco, quello centrale, è occupato da un’unica figura maschile, barbuta ed anziana. Alcuni particolari, come il gesto michelangiolesco del braccio, la fonte di luce che irradia direttamente dalla testa, il sottile scettro retto con la mano sinistra, fanno pensare alla figura di Dio Padre. Una seconda ipotesi iconografica, molto suggestiva, riconduce la figura maschile a quella di San Giuseppe, corroborata della presenza del giglio. I culti dell’Immacolata e del santo si rafforzarono nel corso del XIX secolo, a seguito della proclamazione da parte di Pio IX del dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 e della proclamazione di San Giuseppe come Patrono della Chiesa Universale nel 1870.

Sull’altare maggior è stato realizzato l’affresco del Martirio dei Santi Efisio e Potito (Melani, 1739-1745), incorniciato dal dossale come fosse una pala dipinta. Il culto dei due santi si diffuse dapprima in Sardegna per poi approdare a Pisa in seguito alla traslazione delle reliquie dei due martiri nel Duomo di Pisa intorno alla fine dell’XI secolo. È probabile che la scelta del soggetto operata dall’arcivescovo Guidi abbia avuto un duplice significato: il primo, di carattere politico, affermare il ruolo dell’arcivescovo di Pisa come Primate di Sardegna e di Corsica e il secondo, di carattere religioso, fungere da monito e da esempio di sacrificio per i neo-sacerdoti che nella cappella ricevevano l’ordinazione.


 

Cappella Nuova

La cappella del Quartiere d’Estate fu realizzata per volere dell’Arcivescovo Franceschi alla fine del XVIII secolo. Anche in questo caso, l’ambiente è caratterizzato da quadrature architettoniche (Tarocchi) che ne ricoprono totalmente le pareti fino alla volta. Qui, al centro, l’affresco di San Ranieri mentre invoca la protezione della Vergine su Pisa (Tempesti, 1782), ricollega il piccolo e raccolto ambiente sacro all’ambito della tradizione religiosa pisana.

Il santo, rappresentato al centro del cielo, è connotato dagli attributi tradizionali della pilurica e del bordone del pellegrino. Inginocchiato, rivolge la sua supplica alla Madonna, assisa sulle nuvole con Gesù bambino e putti. In basso, lungo la balaustra dipinta, si affacciano l’allegoria di Pisa, raffigurata come una nobile donna che allatta il suo bambino accompagnata dal vessillo della città, e quella del fiume Arno, rappresentato come un vecchio temprato, che guarda ritroso lo spettatore, con il remo sulla spalla e una corona di alloro intorno alla testa.

Al centro di ciascuna parete laterale, entro nicchie fittizie, sono idealmente collocate le statue dipinte dei santi Pietro e – forse – Donato (Tempesti, 1782). Mentre il primo è facilmente riconoscibile dall’attributo delle chiavi, l’altro è identificabile dalla mitria, dal ramo di palma simbolo del martirio e dalla presenza del calice spezzato e incollato, riconducibile al miracolo della sua frantumazione e ricomposizione. Il riferimento a San Donato, se confermato, potrebbe essere collegato al fatto che il santo sia il patrono di Arezzo, città in cui il Franceschi fu incardinato vescovo prima di assumere la carica arcivescovile a Pisa.

Nello spazio raccolto della cappella, destinato alla preghiera privata, Giuseppe Melani dipinse un affresco intimo e delicato raffigurante San Francesco in venerazione della Madonna col Bambino. L’opera, dipinta ad imitazione di una pala d’altare, campeggia al centro del dossale: il santo, inginocchiato davanti alla Madonna con il bambino, bacia teneramente il piede di Gesù con un gesto dolce e familiare, carico di potenza emotiva.

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