ECCLESIA SANCTI EVASII: un viaggio all’interno della Cattedrale di Casale Monferrato
Il Novecento e la contemporaneità
Il Novecento e la contemporaneità
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Come i secoli precedenti anche il Novecento operò alcune trasformazioni all’interno della Cattedrale legate in parte al mutamento di gusto, in parte all’introduzione di nuove devozioni e alle operazioni di adeguamento liturgico.
Il 27 marzo 1915 si tenne in Duomo la cerimonia di consacrazione della nuova decorazione dell’altare maggiore rinnovato e arricchito con elementi scultorei in bronzo dorato e marmi ad opera di Ludovico Pogliaghi, autore tra l’altro delle porte bronzee del Duomo di Milano. Si risolveva così la lunga questione relativa alla necessità di sostituire il settecentesco altare maggiore con un’opera che meglio si armonizzasse con l’aspetto neomedievale donato alla Cattedrale a seguito dei restauri. La pregevolezza del manufatto e l’elevato costo di realizzazione del nuovo altare avevano, infatti, portato ad abbandonare tale progetto, di cui rimane testimonianza nelle carte d’archivio e nel modellino ligneo realizzato dal casalese Francesco Realini su disegno del pittore Carlo Costa. In tale occasione fu realizzato anche un grande lampadario in stile neomedievale con al centro una croce pendente di gusto longobardo che fu trasferito prima in sacrestia e che ora si trova nel salone del refettorio del palazzo del Seminario Vescovile. Qualche decennio più tardi il presbiterio fu oggetto di nuove trasformazioni che portarono all’introduzione della mensa, della nuova cattedra vescovile e dell’ambone. Tali operazioni si ponevano in linea con la riforma attuata a seguito del Concilio Vaticano II grazie alla quale fu introdotta la possibilità di celebrare la messa rivolti verso il popolo. Nel 1979 si procedette, dunque, al posizionamento al centro della mensa ricavata da un antico sarcofago raffigurante sul fronte Cristo in mandorla tra gli apostoli, a destra del nuovo ambone realizzato mediante il reimpiego di un elemento decorativo della facciata raffigurante l’Agnus Dei e a sinistra della cattedra episcopale opera dell’architetto padre Costantino Ruggeri.
Sulla spinta di una sempre nuova e maggiore devozione alla Madonna consolatrice, per volontà della Compagnia della Beata Vergine della Consolata e con il generoso concorso di fedeli, nel 1940 si procedette alla riplasmazione dell’omonima cappella che mantenne, tuttavia, al centro della nicchia la scultura commissionata dalle stesse consorelle circa un secolo prima. L’altare fu progettato dall’Ingegner Bartolomeo Gallo di Torino e rappresenta tutto intorno alla scultura figure angeliche su disegno del pittore Idro Colombi ed eseguite a mosaico dal laboratorio Crovato di Torino.
L’introduzione di nuove devozioni ha portato, d’altra parte, anche alla creazione di nuovi altari come quello dedicato alla Madonna di Fatima. Posta nello spazio in cui nel corso dell’Ottocento fu collocato il battistero, la cappella è caratterizzata dalla presenza del settecentesco altare in marmi policromi proveniente dalla chiesa soppressa della SS. Trinità di Camagna, completato nel 2009 dal dipinto dei tre pastorelli che ricevettero l’annuncio, opera del pittore Andrea Conti che ne fece dono alla Cattedrale. La devozione alla Vergine, che nel 1917 apparve in visione ai piccoli Lucia, Jacinta e Francisco mentre badavano al pascolo, gode ancora oggi di particolare favore da parte della popolazione casalese.
Tra la fine del secolo e l’inizio degli anni Duemila, ebbero avvio le imponenti operazioni di restauro della Cattedrale che riguardarono sia l’aula ecclesiastica vera e propria nella quale si mantenne l’intervento ottocentesco, sia l’imponente spazio dell’atrio in cui fu possibile rimuovere il pesante strato di calce ormai annerita riportando alla luce, per quanto possibile, i colori, le decorazioni e le strutture architettoniche medievali. Per volontà di Monsignor Germano Zaccheo, in occasione dei novecento anni dalla consacrazione della Cattedrale, furono posti in questo spazio tre sculture di arte contemporanea opera dello scultore Guido Lodigiani.
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