Il cammino di San Giovenale

San Giovenale di Narni: da Cartagine a Narni

San Giovenale di Narni: da Cartagine a Narni

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La storia di San Giovenale inizia nel IV secolo a.C. a Cartagine; un giovane medico Giovenale studiava la scienza della medicina e voleva curare non solo il corpo ma anche l’anima. Cartagine era allora centro di scontri e battaglie e il giovane decise allora di imbarcarsi per Roma. Qui venne ospitato da una nobildonna di nome Filadelfia, che apprezzando la sua fede e la sua curiosità, lo presentò a Papa Damaso I. Il Papa rimase colpito da Giovenale e lo nominò Vescovo, affidandogli la Diocesi di Narni, vicino a Roma. A Narni Giovenale costruì il primo oratorio cristiano dedicandolo al Santo Martire Valentino, ma la città era un po’ diffidente nei suoi confronti. Un giorno tentarono addirittura di ucciderlo, ma il coltello si ritorse contro l’assassino. Il clima politico dell’epoca era caratterizzato dalle invasioni barbariche e dalla paura; nel 374 d. C. un esercito di Carpi del Danubio scese in Umbria, saccheggiò Spoleto, distrusse Terni e nel mese di luglio pose sotto assedio Narni. Giovenale invitò i suoi cittadini a chiudersi dentro le mura e pregò il Signore di proteggere la città.  Fu così che il cielo si oscurò di nubi e una terribile tempesta di pioggia e fulmini si abbattè sugli assalitori, obbligandoli a scappare. Venne allora celebrata una grande messa di ringraziamento, ma al momento della comunione mancavano pane e vino: Giovenale replicò il miracolo di Gesù della moltiplicazione dei pani e della trasformazione dell’acqua in vino. Terminò la sua vita terrena nell’anno 376 d.C, ma continuarono gli interventi miracolosi. Durante una tempesta nel mar Tirreno un gruppo di pescatori venne salvato da un angelo con le sembianze di San Giovenale. L’elenco dei miracoli è molto lungo: si ricorda che il Santo corpo del Patrono, in un momento buio vissuto dalla comunità di Narni, iniziò a sudare sangue. Questo liquido, raccolto dai canonici e unito all’olio, fu usato come unguento miracoloso per guarigioni di mali ritenuti incurabili. Il Santo Vescovo prosegue dunque la sua opera di difensore presso la comunità attraverso le sue reliquie, che lo sostituiscono a pieno titolo. Ecco che esse assumono potere taumaturgico e il solo toccarle, essere unti dal liquido da esse scaturito, porta alla guarigione del male. I suoi prodigi iniziarono a conoscersi in buona parte dell’Italia centrale così le sue spoglie vennero trafugate più volte, fino a quando il Papa non le fece riportare a Narni.

 

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