Narrazioni artigiane: un filo di voci per valorizzare i tesori diocesani di Altamura

Il bibliotecario racconta: premure artigiane che custodiscono storie e bellezza

Il bibliotecario racconta: premure artigiane che custodiscono storie e bellezza

Voglio presentarmi a voi con i nomi che la gente mi ha assegnato nel tempo.
Hanno spesso parlato di me come di “custode” e mi è sempre piaciuta questa definizione perché, effettivamente, un po’ lo sono; ma ora mi sono anche molto affezionato all’appellativo che alcuni, più moderni, mi assegnano, parlando di me come di un “human google”.  Avete capito bene, sì! Mi chiamano così, quasi fossi un “google umano” capace di dare informazioni precise a partire dalle fonti che custodisco in biblioteca e che conosco al meglio.

Eh, sì. Alcuni avranno già capito, altri forse no, ma non c’è problema, ci metto poco a dirvi, con semplicità, che sono un bibliotecario, cioè raccolgo, curo, organizzo, catalogo, tengo in ordine, rendo fruibile il patrimonio di una biblioteca, prevalentemente composto da libri, ma non solo.

Se sono qui, è perché il Mudima ha, al suo interno, anche una biblioteca preziosissima, uno scrigno di tesori su carta di cui spesso si ignora la preziosità.

Avete idea di quanto possa essere straordinario sfogliare un libro liturgico su pergamena con le orazioni e le antifone per le feste dei Santi risalente al 1400?

I miei occhi brillano ogni volta che mi fermo ad ammirare quell’esemplare di scrittura gotica ad inchiostro nero su tetragramma rosso. Non mi soffermo sempre su tutte le parole in lingua latina che sono riportate, ma sento quasi una melodia ogni volta che il mio sguardo si orienta sull’incipit “Christus natus est nobis” o sull’explicit “Alleluia Magnificat”. Mi immagino l’amanuense ricurvo e appassionato che lo ricopia, il miniatore che concentra tutta la sua arte in tratti così forti da attraversare i secoli; visualizzo anche chi ha cercato di custodire successivamente quelle 180 carte, legandole nel cuoio di colore rossiccio che mi permette di riconoscere quel libro tra tanti altri, sento la concentrazione di chi ha recentemente restaurato i fogli di guardia.

Insomma, un libro non è mai solo un libro, ma l’insieme delle storie che ci permettono di averlo tra le mani. E questi che sono nella mia biblioteca sono davvero molto speciali, perché ci permettono di conoscere la storia della Chiesa ad Altamura, legando in modo indissolubile i documenti d’archivio e i beni presenti nel museo.

Sarà per questo che le mie mani tremano ogni volta che ripongono in sicurezza quei testi così antichi: sento forte la responsabilità di ciò che sono chiamato a custodire e sono consapevole di quanto il mio sia un lavoro di cura e precisione. Posso dirvi, per esperienza, che ogni libro fuori posto in biblioteca è – di fatto – un libro perso e ogni libro perso è una storia persa, che difficilmente verrà fuori nuovamente. Andate in biblioteca a sentire il valore delle narrazioni invisibili che i libri custodiscono per loro stessa esistenza; scoprirete che l’ordine a me richiesto nel riporre i libri è lo stesso che serve a tutti per conservare un patrimonio inestimabile che ci fa essere la comunità che siamo.

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