Si misero in cammino: pratiche processionali di comunità

I protagonisti

I protagonisti

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Considerando in modo più limitato le feste religiose abituali nell’arco di un anno, tra il 1600 ed il 1900, in un paese medio delle vallate cuneesi, con una parrocchia dotata di quattro altari laterali di compagnie religiose, una confraternita ed una media di cinque cappelle di borgata, si possono contare circa venti processioni annuali all’esterno delle chiese. Vi erano poi due piccole processioni mensili all’interno della chiesa parrocchiale, normalmente la prima e terza domenica, una ad onore del Santissimo Sacramento e l’altra ad onore della Madonna del Rosario.

In una succinta rassegna dei protagonisti coinvolti, si constata che ovviamente il parroco doveva presenziare alle singole processioni, salvo che fosse impedito per salute; nel qual caso poteva delegare un prete di sua fiducia. Non era solo un dovere, ma anche un diritto, perché ad ogni processione corrispondeva un’adeguata offerta, indispensabile per il suo sostentamento.

Le processioni generali più impegnative erano: il Corpus Domini, celebrato per secoli nel giovedì successivo alla festa della Santissima Trinità; la festa patronale, che aveva una data fissa nel calendario, ma che tendenzialmente era fissata in una domenica, restando possibilmente nel ciclo di sette domeniche tra san Lorenzo (10 agosto) e san Michele (29 settembre). Queste erano le processioni che vedevano la partecipazione più consistente. Fino al 1800, coinvolgevano direttamente l’amministrazione comunale nell’organizzazione, per lo più attraverso la scelta di massari incaricati. Anche le lunghe processioni per le rogazioni di benedizione delle campagne ebbero un notevole radicamento popolare. Un certo rilievo ebbero, dall’inizio del Seicento, la compagnia del Rosario quella del Suffragio. Le processioni per queste due ricorrenze, gestite dai massari eletti dalle rispettive compagnie, erano tra le meno mondane e quindi tra le più sostenute dal clero.

Più rilevanti furono le feste di alcune corporazioni di lavoratori, con patronato di un altare nella parrocchiale, dedicato al santo patrono, come san Grato, invocato contro le tempeste, con oltre 60 altari e cappelle, san Magno, patrono dei contadini, con altare in 34 chiese, e sant’Eligio, venerato da fabbri e carrettieri in 23 chiese. Talvolta i festeggiamenti per questi santi hanno prevalso sulla festa patronale. Le rispettive compagnie, che godevano di grande radicamento nella popolazione, favorirono la presenza alle processioni dei loro animali da lavoro (buoi, cavalli, muli.. e più recentemente anche trattori ed altri mezzi agricoli!). Anche per le feste titolari dei santi delle cappelle di borgata gli organizzatori erano i massari eletti dalle famiglie.

Più varie erano le espressioni religiose collegate alle confraternite: da espressioni di grande devozioni a pratiche più spettacolari, oggi folcloristiche. Il sostegno economico avveniva attraverso le collette o lotterie organizzate nella festa. La partecipazione era regolamentata da antiche usanze, che prevedevano in che modo le confraternite e compagnie religiose dovevano intervenire, quale presenza avevano le autorità, le forme in cui la popolazione era coinvolta nella preparazione dei percorsi.

I recenti indirizzi pastorali del Direttorio su Pietà popolare presentano auspici illusori o per una realtà ormai snaturata.

 

Parrocchie, confraternite e cappelle

Canto e musica nelle processioni devozionali

La comunità

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