Ampliamento e trasformazione dello spazio liturgico

Chiesa della Visitazione della B. V. Maria (San Michele), Appiano

Chiesa della Visitazione della B. V. Maria (San Michele), Appiano

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Storicamente il paese di Appiano è stato caratterizzato dalla compresenza del clero secolare -che faceva riferimento alla chiesa di San Michele arcangelo- e di due ordini religiosi, i Cappuccini e i Domenicani, insediati nei rispettivi conventi. Sin dal 1810, tuttavia, la chiesa parrocchiale non è stata più sufficiente per contenere i fedeli e così, invece di realizzarne una nuova, le celebrazioni liturgiche sono state trasferite nella chiesa cappuccina della Visitazione della Vergine Maria (un edificio del XVII secolo realizzato secondo lo stile dell’Ordine) adiacente al convento dei Frati che vi sono rimasti sino agli anni Settanta del Novecento. 

Con la cessione anche del Convento alla Parrocchia -che ne fa sede della canonica e delle opere parrocchiali- viene intrapreso un intervento di restauro e ampliamento della chiesa anche in funzione del suo adeguamento liturgico alle norme del Concilio Vaticano II. Il progetto dell’architetto Karl Riffeser prevede una significativa trasformazione dell’interno, la costruzione di una nuova ala laterale ad est -collegata alla chiesa esistente attraverso un portale nella muratura storica- e di un soppalco presso l’ingresso per ospitare il numeroso afflusso di fedeli. L’intervento si completa con una vetrata colorata dell’artista Georg Müller che rappresenta la lotta di S. Michele arcangelo contro il maligno mentre le altre opere d’arte -pale d’altare, Pietà e Via crucis- provengono dal patrimonio delle chiese del paese. Pur coraggioso, l’intervento non raggiunge completamente l’obiettivo preposto in quanto la visibilità dalla nuova ala verso l’altare è scarsa e la disposizione degli arredi poco pratica.

Nel 2012, la necessità di effettuare un aggiornamento impiantistico della chiesa è colta come occasione per ripensarne completamente la spazialità interna al fine di migliorarne la funzionalità liturgica e qualificarne il linguaggio architettonico e artistico ritenuto ormai datato. Grazie alla fama acquisita per i suoi interventi negli edifici di culto, il lavoro viene affidato all’artista Franz Messner che coinvolge nel progetto i figli David e Verena, architetti (Messner Architects). Il concetto guida è quello di ottenere uno spazio unitario che fonda in maniera organica le diverse parti della chiesa, mettendo al centro l’azione liturgica e rendendo agevole a tutti i fedeli la partecipazione. Così, l’apertura tra la navata e l’ampliamento viene estesa, il presbiterio avanzato e i poli liturgici -ricavati da blocchi di basalto- concepiti come prismi dinamici, sottoposti ad una leggera torsione in modo che il celebrante e i ministri si rivolgano a tutti e non solo frontalmente. Ne risulta uno spazio caratterizzato da luminosità e leggerezza, ottenuto tramite l’uso di forme fluide e materiali chiari dove tutti gli elementi partecipano all’obiettivo progettuale, dalla plastica scalinata del presbiterio fino ai giunti di dilatazione del pavimento disegnati come nastri intrecciati. Con lo stesso principio, anche le opere d’arte già presenti vengono ridistribuite nell’aula e disposte su fondali bianchi, liberando il presbiterio da un eccessivo affollamento e valorizzando anche la presenza della vetrata dedicata a S. Michele precedentemente poco visibile. Un ruolo particolare, infine, viene assegnato all’organo e allo spazio per il coro che rivestono un ruolo centrale nella tradizione della comunità.  

 

Per approfondimenti visita le seguenti pagine:

Progetto pastorale e vita ecclesiale

Caratteri architettonici

Processi e contesti

Progetto liturgico e programma iconografico

Dati generali 

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