La “modernità” alla vigilia e a cavallo del Concilio Vaticano II

Chiesa della Regina Pacis, Bolzano

Chiesa della Regina Pacis, Bolzano

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Nel primo Dopoguerra, il processo di ampliamento di Bolzano e il suo consolidamento quale capoluogo di provincia porta con sé l’insediamento, sulla sponda sinistra dell’Isarco, di una vera e propria città industriale i cui lavoratori -provenienti da varie parti d’Italia- vengono alloggiati in un quartiere operaio realizzato sulla sponda opposta del fiume. Numerose sono le famiglie qui insediate e, presto, sorge il bisogno di una nuova chiesa e di spazi per l’aggregazione laicale.

Nel 1950 vengono avviate trattative fra l’Abate di Novacella e la Diocesi per l’acquisizione di una parte dell’antico podere Mariaheim, di cui ancora oggi sopravvive una parte comprendente la chiesetta del 1640.

Nel 1951 viene incaricato del progetto l’ingegner Paolo Candelpergher con la richiesta di configurare un complesso formato non solo dalla chiesa, dalla canonica e dai locali di ministero ma anche da un cinema-teatro.

Il progetto articola i volumi attorno ad un piccolo slargo, ottenuto tramite l’arretramento dei fronti edilizi rispetto a via Dalmazia. Al centro è prevista la chiesa, un imponente edificio alto 16 metri con sottostante cripta e salone, sopraelevato di alcuni gradini rispetto al piano della strada e affiancato dai 44 metri del campanile; sul lato nord le opere parrocchiali con un ampio piazzale destinato all’oratorio; sul lato sud il cinema Cristallo. Proprio quest’ultimo è il primo ad essere realizzato per dare risposta al bisogno di luoghi per il ritrovo e il tempo libero espresso dalle famiglie del quartiere e dei dintorni. Ad oggi, completamente rifatto, il cinema è tuttora funzionante attraverso una gestione esterna.

La chiesa è costituita da un edificio a pianta rettangolare di 44 x 19 metri preceduto da uno spazio porticato che distribuisce i percorsi verso le opere parrocchiali e dà accesso al Battistero, a pianta ottagonale, prospiciente la facciata, decorato internamente da un ciclo di mosaici opera di Carlo Bonacina.

L’aula liturgica, di semplice solennità, è caratterizzata da un soffitto cassettonato e da un pavimento leggermente inclinato su cui poggiano i banchi disposti frontalmente all’abside. Introdotto dalle statue della Madonna e di San Giuseppe, il presbiterio è rialzato e concluso dall’altare maggiore preconciliare, la cui mensa è stata reimpiegata nei successivi adeguamenti liturgici, l’ultimo dei quali realizzato in occasione del Giubileo del 2000. Al di sotto si trova la cripta, decorata a mosaico e oggi officiata dalla comunità di lingua tedesca. 

Espressione di un quartiere operaio, la chiesa è rimasta a lungo incompiuta con le vaste campiture in sassi a vista a ritmare gli intervalli tra i pilastri in cemento armato lungo la navata e a disegnare il fronte principale. Negli anni successivi alla costruzione l’edificio è stato progressivamente intonacato ed è stato oggetto di rilevanti interventi artistici. La prima trasformazione ha interessato il prospetto principale. Negli anni ‘90 Albert Mellauner ha realizzato un’opera che, con l’uso di velature di colore su linee ascendenti, esprime nello spazio pubblico l’attrazione dell’umano verso il Divino. Successivamente, un concorso ha assegnato all’artista milanese Sante Pizzol il ciclo che completa il progetto artistico della chiesa, realizzato in più momenti, comprendente la potente Resurrezione raffigurata nell’abside, le vetrate (che rappresentano la Creazione) e, ultime, le porte terminate nel 2010.

 

Per approfondimenti visita le seguenti pagine:

Progetto pastorale e vita ecclesiale

Caratteri architettonici

Processi e contesti

Progetto liturgico e programma iconografico

Dati generali

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