Trapani città di chiese, conventi e monasteri
Monastero e chiesa di Santa Elisabetta
Monastero e chiesa di Santa Elisabetta
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Il monastero, sotto il titolo di Santa Elisabetta o della Visitazione, si trovava tra via Santa Elisabetta e via San Michele. Pare sia stato costruito intorno al 1290, anche se non è possibile rintracciare l’atto di fondazione, forse in quella che era stata la casa natale di Sant’Alberto degli Abati, copatrono di Trapani, come sembrava attestare una lapide, citata in varie testimonianze, collocata sopra la porta maggiore della chiesa riportante l’iscrizione «Sanctus Albertus /sterilis coniugii flos / virgineus /domum hanc in qua /exortus est / sacrorum ciliorum hortum / ut vides magnae Elisabeth / Joannis matri nuncupandum / singulari sua nativitate / destinavit / saeculo christiano decimotertio».
Venne edificato a spese dei signori Emmanuele, nobile famiglia trapanese, assieme con la chiesa annessa e fu abitato dalle suore del Terz’Ordine francescano. Gli Emmanuele donarono parte della loro immensa proprietà per la costruzione dell’edificio. La chiesa venne ricostruita nel 1745 su progetto dell’architetto Giovanni Biagio Amico. Nel 1761 gli ingegneri Paolo Rizzo e Luciano Gambina ne restaurarono la torre con l’arco sotto cui passava la via di Santa Elisabetta. Alla chiesa era collegato un campanile con una campana situata nella loggetta.
Frate Benigno di Santa Caterina in Trapani Sacra racconta che nel giardino del monastero esisteva un pozzo con acqua minerale per uso degli infermi, paragonabile a quella della sorgente dei santi Cosma e Damiano sita alle falde del monte Erice e nota per le sue straordinarie proprietà curative.
In una relazione redatta dalla badessa Suor Maria Nazarena Guarnotti in occasione della Sacra Visita di Mons. Francesco Ragusa nell’anno 1880, la chiesa viene descritta come piuttosto piccola, lunga poco più di 26 metri e larga quasi 9 metri, ad unica navata, «rabbriscata e colorita con smaltino secondo lo stile corinzio» . Vi erano due coretti nel cappellone e il coro grande delle monache. Ornamento principale dell’edificio era la bellissima architettura .
All’interno vi erano 5 altari, quello maggiore era ornato da un dipinto rappresentante la Ss. Vergine che visita santa Elisabetta, gli altri 4 erano dedicati rispettivamente a Gesù, Maria e Giuseppe, all’Immacolata Concezione, a Santa Chiara e alla SS.ma Vergine, quest’ultimo con un dipinto raffigurante la Vergine col Bambino in seno e prostrati san Francesco e san Domenico.
Nella chiesa non vi erano sepolture e prima delle Leggi che istituissero i Camposanti, le religiose si seppellivano in una sepoltura esistente dentro la cappella interna. In tale cappella si trovava sepolta una religiosa morta in odor di santità, suor Maria Colomba Paravento, vissuta nel XVII secolo.
Anche il convento era di ridotte dimensioni, di forma quadrata con 11 celle, 4 delle quali prospicienti la via S. Michele e le altre interne, sopra il dormitorio vi era un salone e una piccola galleria. Prima del coro una stanza piccola da cui si accedeva ad un magazzino e alla scala che conduceva alla loggetta. Vi era anche una stanza ad uso di infermeria, il parlatorio, un piccolo refettorio e una piccolissima cucina, il comunichino, la sagrestia e un giardino. In origine i locali erano più vasti ma una parte, successivamente alla soppressione dei beni religiosi, era stata adibita ad asilo infantile. I tetti erano a solaio, nessuno a volta e i pavimenti rustici.
Chiesa, campanile e monastero furono abbattuti negli anni ’30 del XX secolo e al loro posto oggi sorge un Istituto Tecnico Commerciale.
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