Trapani, le chiese scomparse
Trapani città di chiese, conventi e monasteri
Trapani città di chiese, conventi e monasteri
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Alla fine del XIX secolo, dopo l’abbattimento di parte della cinta muraria e dei complessi religiosi abbandonati a seguito delle leggi anticlericali postunitarie, il denso abitato cittadino subì le prime profonde modifiche.
L’attuale piazza Iolanda sorge sull’isolato precedentemente occupato dalla chiesa e monastero di Santa Chiara demolito nei primi anni del ‘900 e il largo oggi denominato Piazza Scarlatti, ove sorgeva il teatro Garibaldi, gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stato ricavato dalla demolizione nel 1908 dell’antico convento degli Agostiniani e dal ridimensionamento della chiesa di Sant’ Agostino, per lungo tempo duomo della città e sede delle manifestazioni civili e religiose del Senato cittadino, la cui abside e navata principale erano state distrutte dalle bombe.
Trapani fu tra le città più colpite nel secondo conflitto mondiale e per questo insignita della medaglia al valor civile.
I bombardamenti alleati del 6 aprile 1943 provocarono oltre 500 vittime, colpita da una pioggia di bombe la città venne sventrata e devastata. Cambiò volto. Di edifici religiosi di grande importanza storica, come il monastero di Sant’Andrea o del Rosario, rimasero solo cumuli di macerie e gran parte dell’antico quartiere di San Pietro, detto del Casalicchio, primo nucleo abitativo della città, venne distrutto. La ricostruzione post bellica con la creazione di una grande arteria che attraversa il quartiere in direzione est-ovest ha definitivamente cancellato l’identità di questa parte del centro storico, fatta originariamente di viuzze e cortili, di vicoli comunicanti, di chiese e chiesette, percorsi che ne determinavano una frammentaria configurazione a pettine imperniata sui vuoti interni: atri e giardini nei palazzi nobiliari e nei monasteri, cortili nell’edilizia minore. Questi ultimi, di derivazione islamica, erano veri e propri spazi “privati” nei quali si aprivano abitazioni, magazzini, botteghe artigiane.
Così lo scrittore Vincenzo Consolo in Retablo fa descrivere dal protagonista, Fabrizio Clerici, il quartiere di S. Pietro: «Traversammo così quel rione intricato come un laberinto, pieno di bei palazzi, di chiese, di reclusori, di conventi, di spezierie, di mercerie, di logge, botteghelle».
Tra le varie chiese e monasteri abbiamo selezionato per il nostro percorso quelli dedicati a figure di Sante: le chiese di Santa Barbara, di Santa Margherita, di Santa Lucia, i monasteri di Santa Chiara, di Santa Elisabetta e di Santa Maria Maddalena. Di tali edifici religiosi solo la chiesetta di Santa Margherita e quella di Santa Lucia esistono ancora oggi, spogliate dei loro arredi sacri e chiuse o destinate ad altri usi. La devozione che ha portato alla costruzione di queste chiese e monasteri dedicati a figure di sante, il cui culto a Trapani oggi, con poche eccezioni, appare perduto, è una storia tutta da raccontare, da leggere e da interpretare. È la storia di una città e del suo legame con il sacro che si conserva nella memoria delle carte.
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