Le reliquie di Benedetto e Felicita sono sistemate un’urna collocata sotto alla mensa dell’altare maggiore della grande parrocchiale di San Rocco a Miasino, nascosta celata alla vista dei fedeli da un paliotto. Le ossa di due anonimi cristiani, cui vennero attribuiti i nomi di Benedetto e Felicita, furono estratte dalla catacomba di Calepodio nel 1647 e, nello stesso anno, pervennero a Miasino come dono da parte di Guido Guidetti e Giulio Leonardi. Per circa una decina di anni restarono custodite all’interno della chiesa senza riscuotere particolare venerazione, finché, il 23 settembre 1656, la comunità scrisse al vescovo Giulio Maria Odescalchi per chiedere che venissero nuovamente e ufficialmente riconosciute per essere offerte alla devozione del popolo.

Il 15 settembre del 1747, per festeggiare il primo centenario della loro presenza, i due corpisanti furono portati in solenne processione per le vie del paese, mentre, in occasione del centocinquantesimo della donazione – nel 1797 – i sacri resti vennero esposti all’omaggio dei fedeli ricomposti in forma di scheletri interi. Dopo tale operazione nel 1801, in piena Repubblica Cisalpina, si decise di riporre i corpisanti sotto la mensa dell’altare principale; questa nuova sistemazione durò fino al 1873 quando si ricorse all’operato di don Giulio Guglielmetti per conferire loro una nuova forma. La grande urna che ancora li contiene è stata realizzata nel 1947, in occasione del terzo centenario dell’arrivo delle reliquie, ed è opera del laboratorio scultoreo di Angelo Pescosta di Ortisei.

I due manichini si presentano ancora nella forma e nella postura realizzata da don Guglielmetti, anche se ritoccati nella loro colorazione dal professor Lampugnani di Novara nel 1897 e, nella stessa occasione rinnovati nel loro abito.