Chiesa di Regina Pacis

Beni architettonici

Chiesa di Regina Pacis

chiesa parrocchiale
Via 9 Gennaio 1950, 135 - Modena (MO)
Parrocchia di Regina Pacis - Diocesi di Modena - Nonantola
Regione ecclesiastica Emilia-Romagna

Il quartiere Saliceto Panaro, nella periferia est di Modena, rientra storicamente nel territorio della parrocchia di San Vincenzo, con sede nell’omonima chiesa situata lungo la strada Montanara. Tra il 1834 e il 1852 la chiesa di San Vincenzo viene quasi completamente ricostruita ma la realizzazione della linea ferroviaria Milano-Bologna, inaugurata pochi anni più tardi, la rende avulsa e isolata rispetto al nuovo quartiere, definito successivamente “Modena Est”, che nella seconda metà del Novecento è in espansione verso il fronte opposto, in direzione della via Emilia. Agli inizi degli anni Ottanta la crescita demografica e lo sviluppo insediativo verso sud, comportano lo spostamento delle celebrazioni in un capannone situato in via Indipendenza, una zona centrale rispetto all’intero insediamento. Nel 1982, l’arcivescovo Bruno Foresti (1976-1983) attribuisce alla parrocchia il titolo di Regina Pacis, affidando alla chiesa di San Vincenzo il titolo di sussidiaria. La circoscrizione territoriale della parrocchia ingloba l’intera area est della città e la guida viene affidata a padre Luciano Tavilla. La rapida urbanizzazione determina il necessario acquisto di un’area per l’istituzione di un nuovo complesso parrocchiale e il 16 giugno 1984 l’ordinario diocesano del tempo, mons. Bartolomeo Santo Quadri (1983-1996), inaugura la nuova chiesa di Regina Pacis, costruita in via IX Gennaio 1950. La struttura dell’edificio di culto, realizzata in pannelli prefabbricati di calcestruzzo richiama, per le forme, un capannone industriale ed è il primo edificio pubblico del quartiere tra quelli previsti dal Piano Particolareggiato comunale del 1978, aggiornato nel 1995 con validità decennale. Nel 2001 viene inaugurato un edificio per le opere parrocchiali in continuità con la chiesa, diventata nel frattempo insufficiente per la comunità e minata da problemi strutturali. Le previsioni future dell’insediamento complessivo del quartiere, inoltre, presumono di raggiungere una popolazione di oltre 8000 unità.

Nel 2007 inizia l’iter per la realizzazione del nuovo edificio di culto[1], fortemente voluto dalla comunità parrocchiale, sulla stessa area dell’edificio preesistente, da demolire e ricostruire con ampliamento. Il progetto viene affidato all’architetto Paolo Sorzia sulla base di una serie di proposte progettuali precedentemente presentate alla parrocchia in occasione della realizzazione dell’edificio per i locali di ministero pastorale, e nel 2009 viene costituita una commissione parrocchiale con il compito di coordinare le relazioni tra il Consiglio Pastorale, la comunità e il progettista. Nel 2013 la diocesi presenta alla Conferenza Episcopale Italiana la richiesta di contributo per la realizzazione del nuovo edificio di culto e dopo tre anni, il 19 settembre 2016, in occasione della festa parrocchiale annuale, l’intera comunità partecipa alla simbolica cerimonia della posa della prima pietra. La chiesa viene aperta al culto il 15 settembre 2019, con una solenne celebrazione presieduta da mons. Erio Castellucci, arcivescovo della diocesi di Modena-Nonantola dal 3 giugno 2015, concelebrata dal parroco don Gianluca Sangalli.

 

[1] Per approfondimenti:

https://www.reginapacismodena.it/la-nuova-chiesa-regina-pacis/

Caratteri architettonici

La nuova chiesa è collocata in aderenza all’edificio delle opere parrocchiali e si affaccia su via IX Gennaio 1950. Presenta un sagrato più ampio rispetto alla preesistenza: una lunga pensilina collega le aule delle attività catechistiche e ricreative con la chiesa, fino a fondersi con parte della sua copertura.

Per la composizione architettonica dell’edificio, i progettisti richiamano nella relazione di presentazione l’immagine biblica della tenda come luogo dell’assemblea e dell’incontro con Dio, che si ritrova nel verso “Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi” (Gv.1,14). L’aula liturgica è infatti racchiusa da setti in calcestruzzo con finitura in intonaco bianco curvi e sfalsati, che richiamano dei teli, alcuni dei quali non arrivano a terra ma sono ancorati da pilastri inclinati in ferro, rifacendosi ai tiranti per fissare le tende. L’altezza dei setti cresce dall’ingresso verso la parete absidale, determinando il movimento ascendente della copertura. I due setti posti sul fronte principale si aprono dall’alto verso il basso lasciando spazio alla bussola di ingresso in pietra, che ospita un ampio portale ligneo.

Ulteriore elemento simbolico della struttura è il campanile, alto circa 28 metri, che con una forma a spirale, richiama il collegamento tra terra e Cielo. La struttura interna metallica ospita, al centro, le campane ed è avvolta da un nastro in alluminio che, con andamento ascensionale, sale fino a sorreggere una sfera con la croce.

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Processi e contesti

Il quartiere Saliceto Panaro prende il nome da una distesa di salici che ricopriva l’area della periferia est di Modena e dal fiume Panaro. I primi insediamenti in questa zona risalgono agli ultimi anni dell’Impero romano e la prima chiesa viene dedicata a San Vincenzo martire. Nell’VIII secolo i territori della zona, con annessa chiesa, vengono donati ai benedettini dal re longobardo Astolfo. Per diversi anni Saliceto è stato il primo centro abitato che si incontrava uscendo da Modena, in direzione di Bologna e, secondo attestazioni documentarie del 1192, dava il nome a una delle quattro porte situate nelle mura di cinta costruite a protezione della città: Porta Saliceto. Nel 1335 l’insediamento viene distrutto da una guerra tra signorie rivali ma la ricchezza della terra e la rigogliosa vegetazione della zona rendono tale area molto ambita dalle importanti famiglie modenesi per la costruzione delle ville di campagna. La chiesa storica di San Vincenzo, situata lungo la strada Montanara, viene completamente ricostruita nel 1834. Con il tempo l’edificio di culto si è trovato in una posizione isolata, sia per la realizzazione della linea ferroviaria Milano-Bologna, nel 1859, sia per lo sviluppo urbanistico del quartiere verso l’area a sud di tale ferrovia. La chiesa è diventata nuovamente raggiungibile nel 1987 in seguito alla realizzazione di un sottopasso che la collega alla nuova area residenziale e artigianale in pieno sviluppo, abitualmente chiamata Modena Est.

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Progetto liturgico e programma iconografico

Il costante dialogo tra il progettista Paolo Sorzia, il liturgista don Alberto Zironi, l’artista don Luigi Razzano, la committenza, la comunità e gli organismi della CEI ha portato alla definizione dell’attuale impianto liturgico della chiesa. La formalizzazione del concetto di tenda ha comportato l’impostazione dell’aula liturgica “a ventaglio”, determinando l’orientamento dell’assemblea verso il presbiterio, disposizione che rispecchia lo spirito comunitario e partecipativo dei parrocchiani. I due setti curvi ai lati dell’ingresso richiamano simbolicamente le braccia dei fedeli in apertura verso l’altare. Di contro, dall’altare, due ulteriori setti si allargano con un’ampiezza maggiore, in modo tale da accogliere il popolo celebrante, definendo lo spazio di incontro con il Signore[2]. Anche la posizione e la conformazione dei setti di chiusura della cappella feriale e del battistero rievocano l’immagine di accoglienza e di apertura verso l’esterno.

 

[2] Dalla relazione di progetto

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  • Sottoscrizione incarico di progettazione architettonica arch. P. Sorzia [1992]
  • Sottoscrizione incarico di progettazione opere d’arte M. Rupnik [2009]
  • Invio della documentazione al Servizio Nazionale per l’edilizia di culto [gennaio 2014]
  • Sostituzione dell’artista e sottoscrizione incarico di progettazione opere d’arte L. Razzano [settembre 2014]
  • Approvazione del Comitato per la valutazione dei progetti della CEI [20 gennaio 2016]
  • Rilascio titolo abilitativo [11 ottobre 2016]
  • Demolizione chiesa preesistente [gennaio 2017]
  • Consegna del cantiere e inizio lavori [27 marzo 2017]
  • Consegna alla comunità [15 settembre 2019]
  • Pianta aula liturgica, sagoma interna [lunghezza media 24,20 m ca, larghezza media 27,41 m ca]
  • Pianta cappella feriale, sagoma interna [lunghezza media 11,15 m ca, larghezza media 10,50 m ca]
  • Interno aula liturgica [altezza media 13,10 m ca]
  • Interno cappella feriale [altezza media 3,60 m ca]
  • Campanile [altezza 28,00 m ca]

 

Ruoli e professionalità

Cronologia

  • Sottoscrizione incarico di progettazione architettonica arch. P. Sorzia [1992]
  • Sottoscrizione incarico di progettazione opere d’arte M. Rupnik [2009]
  • Invio della documentazione al Servizio Nazionale per l’edilizia di culto [gennaio 2014]
  • Sostituzione dell’artista e sottoscrizione incarico di progettazione opere d’arte L. Razzano [settembre 2014]
  • Approvazione del Comitato per la valutazione dei progetti della CEI [20 gennaio 2016]
  • Rilascio titolo abilitativo [11 ottobre 2016]
  • Demolizione chiesa preesistente [gennaio 2017]
  • Consegna del cantiere e inizio lavori [27 marzo 2017]
  • Consegna alla comunità [15 settembre 2019]

Dimensioni architettoniche

  • Pianta aula liturgica, sagoma interna [lunghezza media 24,20 m ca, larghezza media 27,41 m ca]
  • Pianta cappella feriale, sagoma interna [lunghezza media 11,15 m ca, larghezza media 10,50 m ca]
  • Interno aula liturgica [altezza media 13,10 m ca]
  • Interno cappella feriale [altezza media 3,60 m ca]
  • Campanile [altezza 28,00 m ca]

 

Autore della scheda
Arch. Lorella Palumbo

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