Agata santa

Partendo da una breve descrizione delle origini di Catania e
facendo particolare riferimento ai primi indizi di una presenza cristiana nella
città, si passerà alla narrazione della vita della martire Agata, con
riferimento ai documenti storici più antichi e alla tradizione popolare riguardante
i fatti notevoli della vita e del martirio della Santa. Si potrà così
constatare come il culto agatino si è diffuso non soltanto nel territorio etneo
ma in tutta l’Europa, radicandosi almeno a partire dal VI secolo nell’intera
Chiesa universale, anche grazie alle innumerevoli opere degli artisti più
famosi nel campo della pittura, della scultura, dell’oreficeria ed altro. A
partire dalla descrizione del Reliquiaio a busto di Sant’Agata, opera durante
il papato avignonese (1376), e della cassa reliquiaria, fatta da maestri
argentieri locali del XV secolo, che custodisce vari reliquiari antropomorfi
alcuni dei quali coevi, sarà possibile constatare come questi oggetti d’arte
contenenti parti insigni del corpo di Sant’Agata sono tuttora venerati da una moltitudine
di fedeli. Questi, specialmente nei giorni della festa annuale intendono
onorare con la loro presenza assidua e devota, anche attraverso manifestazioni
«parossistiche», la giovane martire di Catania, da sempre riconosciuta baluardo
contro le continue e molteplici minacce distruttive del vulcano Etna. Così
particolarmente il fercolo e le candelore hanno assunto da almeno cinque secoli
il ruolo di «veicoli» portatori e moltiplicatori del culto popolare della Santa
attraverso un itinerario che, snodandosi lungo le vie cittadine, propone alle
migliaia di devoti convenuti da ogni parte non solo della Sicilia, un cammino
interiore per rinvigorire la propria fede cristiana.

A cura di 

Carmelo Signorello

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